il rapporto fra fede ed opere nella salvezza

gennaio 4, 2010

Voi eravate morti a motivo delle trasgressioni e dei peccati in cui una volta vivevate, seguendo lo spirito del mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, quello spirito che è ora all’opera fra coloro che sono ribelli. Tutti quanti noi una volta vivevamo fra loro & seguivamo le passioni della nostra natura carnale, i desideri carnali e sensuali, ed eravamo per natura figli di ira, proprio come tutti gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, a motivo del grande amore con cui ci ha amati persino quando eravamo morti a motivo delle nostre trasgressioni, ci ha resi vivi con Cristo – è per grazia che siete stati salvati – e ci ha innalzati con lui, facendoci sedere con lui nei luoghi celesti in Cristo Gesù, affinché nelle epoche a venire egli potesse mostrare le non quantificabili ricchezze della sua grazia evidenti nel suo mostrarsi buono verso noi in Cristo Gesù.
Poiché è per grazia che siete stati salvati mediante la fiducia in Dio, e ciò non è una cosa che viene da voi; si tratta di un dono di Dio – non è un risultato di buone opere, affinché nessuno possa vantarsi. Poiché noi [credenti in Cristo] siamo ciò che Egli ci ha resi, siamo stati creati in Cristo Gesù per delle buone opere, buone opere che Dio ha preparato in precedenza affinché queste costituissero il nostro [nuovo] modo di vivere.

(Parafrasi di Efesini 2, versetti 1 a 10)

Consideriamo ora la situazione presentata nei primi 7 versetti di Efesini 2 – Abbiamo già letto di una situazione tragica:

Voi eravate morti a motivo delle trasgressioni e dei peccati in cui una volta vivevate, seguendo lo spirito del mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, quello spirito che è ora all’opera fra coloro che sono ribelli. Tutti quanti noi una volta vivevamo fra loro & seguivamo le passioni della nostra natura carnale, ed eravamo per natura figli di ira, proprio come tutti gli altri. Ma Dio, che è ricco in misericordia, a motivo del grande amore con cui ci ha amati persino quando eravamo morti a motivo delle nostre trasgressioni, ci ha resi vivi con Cristo – è per grazia che siete stati salvati – e ci ha innalzati con lui, facendoci sedere con lui nei luoghi celesti in Cristo Gesù, affinché nelle epoche a venire egli potesse mostrare le non quantificabili ricchezze della sua grazia evidenti nel suo mostrarsi buono verso noi in Cristo Gesù.

Dalla nostra lettura dei primi 7 versetti di Efesini 2, possono scaturire varie riflessioni importanti. Consideriamole ora assieme:

Tutti quanti noi, nasciamo morti

Morti – La separazione da Dio ed il fatto che non viviamo per sempre, sono cose che ci vengono trasmesse dai nostri genitori. Il nostro destino naturale alla nascita è l’inferno: una sofferenza eterna ed una separazione eterna da colui che è la fonte di ogni bene, Dio, il Creatore.

Manipolati dall’avversario di Dio, che ci porta a vivere male, è questa la situazione in cui vive gran parte del genere umano & in cui vivono tutti coloro che non sono ancora figli di Dio ma che risultano essere invece dei Figli di ira….

Figli di ira – Esseri umani sotto l’ira di Dio che non può sopportare il peccato e deve giudicarlo. Un’ira giusta che, in un attimo, potrebbe distruggere tutti gli uomini… Da questa situazione, non potremmo mai! uscirne da soli. Subiamo le conseguenze del fatto che ci è stato trasmesso una specie di “virus” che ci ha contaminati e infettati nel profondo del nostro essere. Si tratta del virus del peccato, che ci contamina profondamente, proprio come i virus informatici contaminano i computer che sono infettati da essi. Il peccato magari non si manifesterà sempre, non sarà sempre visibile ma ci viene trasmesso all’inizio della nostra vita fisica. Lo riceviamo ed è lì, insito in noi. Che situazione terribile! …

Ma Dio è misericordioso, egli è ricco di misericordia. Cosa vuol dire questa espressione che troviamo in Efesini 2? Vuol dire che Dio non ci ha puniti come meritavamo. Avere “misericordia” vuol dire non dare ad un’altra persona ciò che essa merita.
Abbiamo letto che è Dio che ci ha amati mentre a noi non importava nulla di Dio!!

E non solo Dio è stato ed è ricco di misericordia, Egli ha anche mostrato grazia verso di noi.
Non solo non abbiamo dovuto subire la giusta punizione, punizione che meritavamo a causa dei nostri pensieri e delle nostre azioni, ma, addirittura, c’è stata la grazia – un qualcosa di grande, regalatoci (gratuitamente).
In Cristo, ci sono state regalate tante cose, tante situazioni che non meritavamo, che non erano conseguenza naturale del nostro essere umani, nati con il virus del peccato.
Prima di tutto, per i credenti, per coloro che hanno una fede ben posta, in Cristo c’è la vita, una vita che dura per sempre, e questo attraverso la morte del Cristo, il Messia, Gesù di Nazaret.

Ed è così, e solo così che giungiamo ad essere salvati. E’ un dono che Dio vuole dare e che Dio potrebbe dare a tutti ma risulta essere un dono che diventa efficace solo per coloro che lo accettano – cioè solo per coloro che hanno posto fede e fiducia in Dio, nella persona e nell’opera di Gesù morto al posto loro e risorto per la loro salvezza.
A questo punto, ti domando: Sei sicuro di essere fra coloro che hanno fatto proprio il dono divino?

Dio è buono ed oggi possiamo ringraziarlo che, per grazia, per coloro che hanno posto la loro fiducia in Gesù di Nazaret per la loro salvezza, c’è certezza, non una speranza ma certezza. Queste persone, che hanno posto la loro fiducia nella persona giusta, non sono più sotto l’ira di Dio ed hanno una nuova posizione in Cristo… Ma il discorso non si ferma lì. La grazia divina serve non solo per partire ma anche per andare avanti in una nuova vita.
La grazia di Dio continua ad essere necessaria ed operante per renderci capaci di vivere da credenti in un mondo nel quale la mentalità di molti è contrapposta al volere divino…

Consideriamo quindi un secondo punto importante:

SE SIAMO FIGLI DI DIO, SIAMO POTENZIATI PER GRAZIA – PER FARE LE BUONE OPERE ED UBBIDIRE AL VOLERE DI CRISTO

Consideriamo ora alcuni insegnamenti di Gesù che troviamo nel Vangelo secondo Giovanni:
Giovanni 14:15-19 & 16:12-14
15 Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19 Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete.

12 Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata; 13 quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire. 14 Egli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo annuncerà.

Se mi amate, dice Gesù, osserverete i miei comandamenti – I salvati per grazia ameranno colui che ha portato loro la grazia e la salvezza ed osserveranno i suoi comandamenti.

Ma come riuscire a fare questo? Siamo degli esseri imperfetti & limitati. Spesso, ci ritroviamo, nonostante il fatto che ci è stato un giorno in cui siamo“convertiti”, a tornare ai nostri vecchi schemi di pensiero e a voler servire il nostro “io” invece che “Dio”.

Da soli non ce la faremmo mai, ma grazie a Dio c’è lo Spirito della verità che guida in ciò che Dio vuole che facciamo e sappiamo. Questo Spirito, questo Consolatore che Dio ha dato, rende capaci di servire Dio e di servirci nell’ambito della chiesa locale…

• Per spiegare un pochino questa situazione che vivono i figli di Dio, possiamo usare un esempio imperfetto: Coloro fra voi che hanno un’automobile nuova o semi nuova, sanno che al suo interno c’è una centralina elettronica che comanda il motore e che questa centralina può essere modificata.
• Bene, non voglio dire delle “eresie” ma voglio presentarvi una analogia, seppur imperfetta, per spiegare la situazione che vivono i figli di Dio sin quando si trovano su questa terra: i figli di Dio, coloro che hanno ricevuto lo Spirito Santo, è quasi come se avessero due “centraline” al loro interno & come se queste due centraline più che affiancate fossero sovrimposte & quindi, come veri credenti, di volta in volta, possiamo decidere se agire secondo la mentalità con la quale siamo cresciuti, per servire noi stessi, oppure guidati dallo Spirito Santo….E’ una scelta da fare regolarmente, chi guiderà le nostre scelte? Sarà Dio il motore della nostra volontà?!

Consideriamo ora alcune cose donateci per grazia, assieme allo Spirito Santo, che, ricordiamocelo, è una persona, non una forza!, Dio stesso in noi, che ci vuole guidare ed aiutare.

Leggiamo a tal proposito in Romani capitolo 12….

Romani 12:6-8
6 Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; 7 chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento; 8 chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
Vediamo che vi sono dei Doni diversi secondo la grazia data – La salvezza per grazia non soltanto ci porta ad una nuova posizione in Cristo, ad essere Figli di Dio, ad avere lo Spirito Santo per guidarci ma, sempre per grazia, otteniamo una varietà di doni. Sono doni per l’utile comune e da esercitare con il giusto atteggiamento.

Ancora, in 1 Corinzi 12 leggiamo tre versetti
1Corinzi 12:4-7
4 Or vi sono diversità di doni, ma non vi è che un medesimo Spirito, 5 Vi sono anche diversità di ministeri ma non vi è che un medesimo Signore. 6 Vi sono parimenti diversità di operazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale opera tutte le cose in tutti. 7 Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l’utilità comune.

Vediamo che c’è una varietà o diversità di doni ma provengono tutti dal medesimo Spirito, lo Spirito della verità, che Dio ha mandato per assistere i Suoi Figli.

Qui, in questi versetti, ci viene ricordato che:
a) il dono spirituale non è una cosa che viene da noi – un dono spirituale autentico è una manifestazione dello Spirito Santo. Viene da Dio ed è per Dio – per servire Lui.
b) Non si tratta di una cosa da usare per portare beneficio a noi stessi ma, piuttosto da condividere con gli altri, per l’utilità comune

Però, ammettiamolo!, la vita non è rose e fiori. Spesso ci ritroviamo a non fare ciò che Dio ci ha insegnato. Infatti, potremmo, per vari motivi, non avere voglia di ubbidire a Dio, di lasciarci guidare lo Spirito Santo e di esercitare il nostro dono spirituale seguendo la volontà di Dio. Non ci risulta sempre facile andare contro corrente, con una mentalità diversa dai nostri parenti e vicini di casa…
Abbiamo bisogno di essere motivati…

Bene, la terza parte delle nostre riflessioni ci insegna cosa dovrebbe motivare il nostro servizio per il Signore, la nostra vita di credenti… Non una serie di regolette che ci siamo autoimposti o che altri ci hanno imposti ma la grazia stessa di Dio ed il suo amore ampiamente mostrato verso di noi…. Dio ci guardi sia dal cadere nel legalismo e dal diventare schiavi di regole umane ma ci guardi anche dal non pensare a Lui e alla vita pratica che Egli desidera da noi.

SPINTI DALLA GRAZIA – La grazia di Dio ed il suo amore nei nostri confronti dovrebbero essere la molla per farci operare alla gloria di Dio, spingendoci a fare quelle cose, quelle opere, che Lui ha preparate per noi, con la Sua forza e grati per il suo amore.

Efesini 2:4-7 che abbiamo già visto domenica scorsa ci ricorda l’amore divino nei nostri confronti, un amore immeritato.

Andando a considerare Galati 5:6, leggiamo lì che in Cristo non valgono i rituali religiosi ma quello che conta, nella vita dei credenti, è la fede operante per mezzo dell’amore.

Fede – Dobbiamo avere fiducia in Dio e confidare nella Sua sovranità mentre viviamo qui sulla terra.

Operante – Non si tratta soltanto di credere ma anche di operare alla gloria di Dio. C’è un da farsi ma questo fare è legato al volere divino per noi, alla sua volontà, una volontà che si scopre quando siamo disposti a farci trasformare e guidare da Dio… E’ necessario che, leggendo la Bibbia ogni giorno ma anche attraverso la preghiera, scopriamo quali siano le cose che Dio vuole che facciamo. Poi, tocca farle…

Amore – Senza l’amore di Dio in noi & senza ricordarci del suo amore per noi, è difficile fare cose alla Sua gloria ma con Dio l’impossibile diventa possibile.

Quindi, riassumendo, vediamo il succo del discorso:

Grazie al grande amore divino, siamo salvati per grazia mediante la fede; riceviamo una nuova posizione in Cristo; veniamo ricreati e ci sono delle opere che Dio ha preparato per noi, opere da fare; attraverso il dono dello Spirito Santo veniamo resi capaci di operare alla gloria di Dio, ricevendo, per grazia, dei doni; infine, motivati dalla grazia divina e dall’amore divino per noi siamo chiamati a vivere per fede, operando, servendo Lui e gli uni gli altri con i doni che Lui ci dà.

Si viene salvati per grazia; potenziati per grazia, mediante lo Spirito Santo ed i doni che Dio ci dà & se siamo stati adottati come figli di Dio dovremmo essere motivati dalla grazia di Dio a vivere per Lui.

Il quarto comando di Gesù per il mondo…

ottobre 28, 2009

Comando n° 4
CREDETE IN ME
Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! (Gv 14:1).
Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se no, credete a causa di quelle opere stesse (Gv 14:11).
Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figli della luce (Gv 12:36).
Poi [Gesù] disse a Tommaso,«Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente» (Gv 20:27).
Perché Gesù esige che crediamo in lui? E cosa significa davvero credere in lui? Il motivo per cui Gesù esige che crediamo in lui è che tutti noi esseri umani ci troviamo in una situazione disperata e solo Gesù può aiutarci a tirarci fuori. Egli esige che crediamo in lui perché non possiamo tirarci fuori da soli ma dobbiamo guardare a lui soltanto per essere aiutati. Gesù è l’unico che possa salvarci da questo pericolo. È per il nostro bene che Gesù esige la nostra fiducia in lui. È come se un vigile del fuoco ci trovi quasi privi di sensi in un edificio in fiamme, che sta per crollare, ci getti addosso la coperta isolante, ci metta sulle spalle e ci dica poi: «Stai fermo mentre ti porto. Non ti muovere. Non cercare di aiutarmi. Ti porto fuori io. Devi lasciarmi fare. Fidati di me.»
LA NOSTRA SITUAZIONE DISPERATA
Ovviamente, la maggior parte della gente non sente il bisogno dell’intervento salvifico del «pompiere» divino. Per cui, qual è questa situazione disperata dalla quale soltanto Gesù può tirarci fuori? Gesù la mette in questi termini. Notate le espressioni «perire», «giudicato» e «ira di Dio» nel brano che segue.
Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è giudicato; chi non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio… Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui. (Gv 3:16-18, 36)
La situazione disperata in cui ci troviamo, dice Gesù, è che l’ira di Dio incombe su di noi. Questo dipende dal nostro peccato (si veda il Comando n° 2). Dio è giusto, e la sua ira è giustamente diretta contro gli atteggiamenti e i comportamenti umani che sminuiscono il suo valore e tendono a trattarLo come un essere insignificante. Tutti noi lo abbiamo fatto. In effetti, lo facciamo ogni giorno.
DIO HA MANDATO GESÙ A MORIRE AL NOSTRO POSTO
La cosa incredibile, però, è che Dio ha mandato suo Figlio, Gesù, in questo mondo non per appesantire questa condanna, ma per togliercela. E il modo in cui Gesù ce la toglie è prendendo su di sé la condanna stessa, morendo al nostro posto e chiedendoci poi non atti eroici di penitenza ma, piuttosto, di fidarci di lui. Gesù ha detto: «Il sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore» (Gv 10:11). In altre parole, la morte di Gesù è stata premeditata. Egli ha dato la sua vita al nostro posto intenzionalmente.
Gesù si vedeva come la realizzazione della stupefacente profezia di Isaia capitolo 53 (cfr. Lu 22:37; Is 53:12). Isaia aveva profetizzato settecento anni prima della venuta di Gesù che un Servo del Signore sarebbe venuto a morire per il suo popolo.
Noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. (Is 53:4-6)
Il motivo per cui Gesù esige che crediamo in lui è che non c’è nulla che possiamo aggiungere a ciò che Egli ha fatto per salvarci dall’ira di Dio. Gesù è diventato il nostro sostituto. I peccati che avrebbero dovuto portarci alla condanna, Dio li ha fatti ricadere su Gesù. L’amore di Dio ha pianificato uno scambio incredibile: Gesù ha sopportato quello che noi meritavamo affinché noi potessimo godere ciò che lui meritava – la vita eterna. E il modo in cui giungiamo a beneficiare di questa vita è credendo in Gesù. È questo ciò che Egli ha detto: «In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna» (Gv 6:47; cfr. Lu 8:12).
CHE COSA SIGNIFICA CREDERE IN GESÙ?
Quindi ci sono poche domande più importanti di questa: cosa significa davvero credere in lui? In primo luogo, significa credere che determinati avvenimenti storici siano veri. Quando Tommaso, il discepolo di Gesù, dubitò che Gesù fosse risuscitato fisicamente dai morti, Gesù andò da lui e gli disse: «Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente» (Gv 20:27). Credere non è un salto nel buio. Ha invece delle fondamenta e dei contenuti. Si basa su ciò che davvero si è verificato nella storia.
Ma credere in Gesù è più che sapere delle cose vere su di lui. Significa fidarsi di lui per chi realmente Egli è: Egli è una Persona vivente. È per questo che Gesù ha detto semplicemente di credere in lui. «Abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me» (Gv 14:1; cfr. Mt 18:6). Credere in Gesù è più che credere a delle cose su di lui. Noi ci fidiamo di lui.
ESSERE SODDISFATTI DI TUTTO CIÒ CHE DIO È PER NOI IN GESÙ
Notate che Gesù si presenta a noi non soltanto come soccorritore nel quale avere fiducia ma come acqua viva da bere – per non parlare del suo presentarsi a noi come Pastore (Mt 26:31), Sposo (Mt 9:15), Tesoro (Mt 13:44), Re (Gv 18:36), eccetera. Che significa «credere in» Gesù come acqua che dà la vita?
Gesù ha detto: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva» (Gv 7:37). «Chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna» (Gv 4:14). In un’altra occasione, Gesù ha collegato questo bere al credere in lui e ad andare a lui: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà mai più sete» (Gv 6:35). In altre parole, credere in Gesù e bere l’acqua che scaturisce in vita eterna sono la stessa cosa.
Credere in Gesù quando Egli si presenta a noi come acqua che dà la vita non significa semplicemente credere che quest’acqua dia la vita. L’acqua dà la vita quando la beviamo. Gesù dà la vita mediante il nostro credere in lui. Credere in Gesù come acqua, quindi, significa bere l’acqua. Cioè, significa «ricevere» Gesù e tutta la grazia vivificatrice di Dio che ci giunge in lui. «Chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato» (Mt 10:40; cfr. Gv 13.20). Credere in Gesù include bere Gesù come acqua viva che toglie la sete dell’anima. Cioè, significa assaporare ed essere soddisfatti di tutto ciò che Dio è per noi in Gesù.
L’INADEGUATEZZA DELL’IMMAGINE DEL VIGILE DEL FUOCO
Dunque l’immagine che ho usato prima relativa al fidarsi di un vigile del fuoco è insufficiente. È vera, ma ha dei limiti. Gesù è un soccorritore. Dobbiamo stare fermi, non muoverci, permettergli di portarci al sicuro fuori dalla furiosa ira di Dio. Ma potremmo fidarci di un vigile del fuoco per il quale non abbiamo nessuna stima. Potrebbe essere un adultero e un ubriacone, nel suo tempo libero. Egli non ci chiede di credere in lui per tutto ciò che egli è, o di riceverlo, o di assaporare la sua vita. Gesù invece lo fa. È molto più di un soccorritore. Quindi credere in lui è più che fidarci delle sue capacità di soccorso.
Gesù è venuto non soltanto a salvarci dalla condanna ma anche affinché potessimo godere la vita eterna, cioè affinché potessimo sperimentare tutto ciò che Dio è per noi in lui. Egli ha detto: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17:3). Egli conosce i nostri bisogni molto meglio di noi. Abbiamo bisogno di essere salvati dall’ira di Dio, ed è per questo che Gesù è venuto. C’è un solo modo per ottenere questa salvezza: credendo in lui. Perciò questo è quanto Gesù esige dal mondo: «Credete in me».

Gesù comanda RAVVEDETEVI

ottobre 28, 2009

Comando n° 2
RAVVEDETEVI
Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4:17).
Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento (Lu 5:32).
I Niniviti compariranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è più di Giona! (Mt 12:41).
Ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo (Lu 13:3, 5).

Il primo comando durante il ministero pubblico di Gesù era: «Ravvedetevi». Egli dava questo comando indiscriminatamente a tutti coloro che lo ascoltavano. Era un appello ad un cambiamento interiore radicale verso Dio e verso l’uomo.

COS’È IL RAVVEDIMENTO?
Due cose ci dimostrano che il ravvedimento è un cambiamento interiore della mente e del cuore piuttosto che un semplice dispiacere per il peccato o un semplice miglioramento del proprio comportamento. In primo luogo, il significato della parola greca tradotta in italiano con «ravvedersi» (metanoèō) punta in questa direzione. Questo termine si compone di due parti: meta e noèō. La seconda parte (noèō) si riferisce alla mente e ai suoi pensieri e percezioni, disposizioni e scopi. La prima parte, invece, (meta) è un prefisso che indica comunemente un movimento o un cambiamento. Considerando l’uso comune di questo prefisso,[1] possiamo dedurre che il significato basilare di ravvedersi sia di sperimentare un cambiamento nelle percezioni, nelle disposizioni e negli scopi della mente.
L’altro fattore che indica che questo è il giusto significato del verbo ravvedersi è il modo in cui Luca 3:8 descrive il rapporto tra il ravvedimento e il nuovo comportamento. Dice: «Fate dunque dei frutti degni del ravvedimento». Fa poi degli esempi di questi frutti: «Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (Lu 3:11). Questo significa che il ravvedimento è ciò che accade dentro di noi. Successivamente questo cambiamento porta ai frutti di un nuovo comportamento. Compiere azioni nuove, non è questo il ravvedimento; il ravvedimento invece è il cambiamento interiore che produce i frutti delle azioni nuove. Gesù esige che sperimentiamo questo cambiamento interiore.

IL PECCATO: UN ATTACCO A DIO
Perché? La risposta è che siamo peccatori. «Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento» (Lu 5:32). Qual era la visione di Gesù del peccato? Nella parabola del figlio prodigo, Gesù descrive il peccato del figlio in questi termini: «Ha sperperato i suoi beni, vivendo dissolutamente…[e li] ha sperperati con le prostitute» (Lu 15:13, 30). Ma quando il figlio prodigo si ravvede, dice: «Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio» (Lu 15:21). Quindi, buttar via la propria vita vivendo dissolutamente e sperperando il proprio denaro con le prostitute non è soltanto deprecabile a livello umano: è un’offesa contro il cielo, cioè contro Dio. È questa la natura essenziale del peccato. È un attacco a Dio.
Lo vediamo di nuovo dal modo in cui Gesù ha insegnato ai suoi discepoli a pregare. Egli ha detto che essi avrebbero dovuto pregare dicendo: «Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore» (Lu 11:4). In altri termini, i peccati che Dio ci perdona sono paragonati a quelli commessi dagli altri nei nostri confronti e che vengono chiamati debiti. Quindi, la visione che Gesù ha del peccato è che esso disonora Dio e ci rende debitori nei suoi confronti: dobbiamo pagare per aver disonorato Dio con i nostri comportamenti o atteggiamenti offensivi verso di lui per ridarGli quell’onore che abbiamo disprezzato e calpestato. Successivamente vedremo come questo debito sia stato pagato da Gesù stesso (Mr 10:45). Ma per poter godere di questo dono, Gesù dice che dobbiamo ravvederci.
Ravvedersi significa sperimentare un cambiamento della mente, tale che ci permetta di vedere Dio come vero, splendido e degno di tutta la nostra lode e di tutta la nostra obbedienza. Questo cambiamento della mente abbraccia allo stesso modo anche Gesù. Lo sappiamo dalle sue parole: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché io sono proceduto e vengo da Dio» (Gv 8:42). Vedere Dio con una nuova mente include dunque vedere Gesù con una nuova mente.
IL BISOGNO UNIVERSALE DEL RAVVEDIMENTO
Nessuno è escluso dall’invito di Gesù al ravvedimento. Egli lo disse chiaramente quando un gruppo di persone venne da lui con le notizie di due calamità. Degli innocenti erano stati uccisi nel massacro perpetrato da Pilato e di altri innocenti nella caduta della torre di Siloe (Lu 13:1-4). Gesù colse l’occasione per avvertire anche coloro che gli avevano portato queste notizie: «se non vi ravvedete, perirete tutti come loro» (Lu 13:5). In altri termini, non pensate che le calamità stiano a significare che alcuni sono peccatori bisognosi del ravvedimento ed altri no. Tutti hanno bisogno del ravvedimento. Così come tutti devono nascere di nuovo (Gv 3:7), tutti devono ravvedersi in quanto tutti sono peccatori.
Quando Gesù disse: «Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento» (Lu 5:32), non intendeva dire che alcune persone sono abbastanza buone da non aver bisogno del ravvedimento. Intendeva dire che alcuni credono di esserlo (Lu 18:9) e altri invece si sono già ravveduti e si sono messi a posto con Dio. Ad esempio, il giovane ricco voleva «giustificarsi» (Lu 10:29), mentre «il pubblicano…si batteva il petto, dicendo, “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!” [e] questo tornò a casa sua giustificato [da Dio]» (Lu 18:13-14). (Per approfondire il brano di Luca 18:9-15, si veda il Comando n° 20.)
C’È URGENZA IN QUESTO COMANDO, PERCHÉ IL GIUDIZIO È ALLE PORTE
Nessuno, dunque, è escluso. Tutti hanno bisogno del ravvedimento. E il bisogno è urgente. Gesù disse: «se non vi ravvedete, perirete tutti come loro». Cosa intendeva dire con perirete? Intendeva dire che il giudizio finale di Dio si sarebbe abbattuto su coloro che non si sarebbero ravveduti. «I Niniviti compariranno nel giudizio con questa generazione e la condanneranno, perché essi si ravvidero alla predicazione di Giona; ed ecco, qui c’è più che Giona!» (Mt 12:41). Gesù, il Figlio di Dio, avverte tutti noi del giudizio a venire e offre una via di scampo se ci ravvediamo. Se non ci ravvediamo, Gesù ha un solo messaggio per noi: «Guai a [voi]!» (Matteo 11:21).
Per questo motivo il suo comando di ravvedersi è parte integrante del suo messaggio centrale relativo al regno di Dio. Gesù predicava che il tanto atteso regno di Dio era presente nel suo ministero. «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo» (Mr 1:15). Il vangelo – la buona notizia – è che il regno di Dio è giunto in Gesù, con la sua prima venuta, per salvare i peccatori prima di arrivare, con la sua seconda venuta, per giudizio. Il comando di Gesù di ravvedersi si basa sull’offerta del suo perdono, valida oggi, e sull’avvertimento che un giorno coloro che rifiuteranno questa offerta saranno giudicati da Dio con la morte eterna; sia l’offerta che l’avvertimento si basano sulla grazia di Dio.
A TUTTE LE NAZIONI A PARTIRE DA GERUSALEMME
Dopo essere risorto dai morti, Gesù si assicurò che i suoi discepoli avrebbero continuato ad estendere l’invito al ravvedimento in tutto il mondo. Egli disse: «Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme» (Lu 24:46-47). Perciò il comando di Gesù di ravvedersi è indirizzato a tutte le nazioni. Giunge a noi, chiunque noi siamo e ovunque noi siamo e ci sollecita. Questo è il comando di Gesù rivolto ad ogni anima: ravvediti. Cambia nell’intimo del tuo cuore. Cambia tutte le tue percezioni, le tue disposizioni e i tuoi scopi che disonorano Dio e sminuiscono Cristo, in altri che onorino Dio ed esaltino Cristo.

BISOGNA CHE NASCIATE DI NUOVO

ottobre 28, 2009

Comando n° 1

BISOGNA CHE NASCIATE DI NUOVO
Gesù rispose: «Non ti meravigliare se ti ho detto: “Bisogna che nasciate di nuovo!”» (Gv 3:5,7).
Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non nasce di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Gv 3:3).
Nel terzo capitolo del Vangelo di Giovanni, troviamo Gesù che parla con «un uomo tra i farisei chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei» (Gv 3:1). I farisei erano esperti nelle Scritture giudaiche. Per questo Gesù si stupisce che Nicodemo si mostri perplesso di fronte alla sua affermazione «bisogna che nasciate di nuovo». Nicodemo chiede: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» (Gv 3:4). Gesù risponde: «Tu sei maestro d’Israele e non sai queste cose?» (Gv 3:10).

METTERÒ IN VOI UNO SPIRITO NUOVO
In altre parole, un esperto nelle Scritture giudaiche non si sarebbe dovuto mostrare perplesso dal comando di Gesù: «bisogna che nasciate di nuovo». Perché no? Perché c’erano così tanti riferimenti nelle Scritture giudaiche che Nicodemo e Gesù avevano in comune. Dio aveva promesso un giorno in cui avrebbe fatto nascere di nuovo il suo popolo. Una delle promesse più chiare di Dio è nel libro di Ezechiele. Gesù riprende le parole di Ezechiele quando dice: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3:5). Il «nascere di nuovo» viene descritto come una nascita d’acqua e di Spirito. Questo binomio, «acqua» e «Spirito», appare in Ezechiele 36:25-27. Dio dice:
Vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni.
Dio promette la purificazione dai peccati e il dono di uno spirito nuovo di carne dovuto alla presenza del suo Spirito divino in loro. Gesù pensa che Nicodemo avrebbe dovuto collegare il suo comando di nascere di nuovo alla promessa di Ezechiele di uno spirito nuovo e del dono dello Spirito di Dio. Ma egli non lo fa. Perciò Gesù gli spiega ulteriormente la cosa descrivendogli il ruolo dello Spirito di Dio nel suscitare questo spirito nuovo: «Quello che è nato dalla carne è carne; e quello che è nato dallo Spirito è spirito» (Gv 3:6).
I MORTI NON POSSONO VEDERE
La carne è ciò che siamo per natura. Si riferisce all’essere umano comune. Per mezzo della nostra prima nascita, siamo soltanto carne. Questa condizione umana naturale, secondo la nostra esperienza, è spiritualmente morta. Non nasciamo spiritualmente vivi con un cuore che ama Dio. Nasciamo spiritualmente morti.
È questo che intende Gesù, quando dice ad un potenziale discepolo che vuole recarsi ad un funerale: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Lu 9:60). In altre parole, alcuni sono fisicamente morti e di conseguenza devono essere sepolti. Altri sono spiritualmente morti e possono occuparsi dell’altrui sepoltura. Questa verità Gesù la ribadisce quando, nella parabola del figlio prodigo, fa dire al padre: «Perché questo mio figlio era morto, ed è tornato in vita» (Lu 15:24). Ed è per questo che «se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Gv 3:3). I morti non possono vedere. Cioè, non possono vedere il regno di Dio come qualcosa di grandemente desiderabile. Questo sembra sciocco, o fantomatico o noioso. Pertanto chi si trova in questa condizione «non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3:5). Non può perché gli sembra una sciocchezza.
Gesù vede tutta l’umanità divisa in due parti: coloro che sono nati una volta soltanto –«nati dalla carne» «i morti (spiritualmente)» – e coloro che sono « nati di nuovo» dallo Spirito di Dio – coloro che sono vivi per Dio e vedono il suo regno come reale e grandemente desiderabile.

IL VENTO SOFFIA DOVE VUOLE
Nicodemo non ha del tutto torto a mostrarsi perplesso. Si trova di fronte a un mistero. Gesù dice in Giovanni 3:8: «Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». In altre parole, Gesù sta dicendo: «Nicodemo, tu hai bisogno di una nuova vita spirituale – una seconda nascita».
E ciò che Gesù richiede da Nicodemo, lo richiede da tutti. Egli si rivolge a tutti gli abitanti della terra. Nessuno è escluso. Nessun gruppo etnico ha una maggiore predisposizione alla vita. Il morto è morto – quale che sia il colore, l’etnia, la cultura o la classe sociale. Abbiamo bisogno di occhi spirituali. La nostra prima nascita non ci permetterà l’accesso al regno di Dio. Ma non possiamo nascere di nuovo da noi stessi. Ci pensa lo Spirito Santo. E lo Spirito Santo è libero e soffia in maniera a noi incomprensibile. Dobbiamo nascere di nuovo. E questo è un dono di Dio.
Distogli lo sguardo da te stesso. Solo Dio può darti ciò che tu cerchi. Tu non hai bisogno di migliorare il tuo vecchio IO. Tutti gli abitanti del mondo hanno bisogno di una vita nuova. È una cosa radicale e sovrannaturale. È al di fuori del nostro controllo. I morti non riescono a dare a sé stessi una vita nuova. Dobbiamo nascere di nuovo – «non… da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma […] da Dio» (Gv 1:13). È questo che Gesù esige dal mondo.

Padre Pio, l’altro Cristo?

ottobre 15, 2009

Alessandro Iovino, Padre Pio: L’Altro Cristo?, Firenze: MEF- L’Autore Libri, 2009, 69 pagine.

Questo libricino, molto compatto, non è una biografia di Padre Pio o una critica della sua vita o delle sue affermazioni. Il sottotitolo di questo libro ci spiega quali siano le intenzioni dell’autore, collaboratore del CESNUR di Torino, nello scrivere questo libro. Il sottotitolo è «Il Culto del Frate di Pietrelcina. Deviazioni Dottrinali e Pericoli Spirituali». Giunto ormai alla sua seconda edizione, questo libro si propone di rifocalizzare l’attenzione dei suoi lettori italiani sul primato di Cristo.
In una breve nota introduttiva, a pagina 9 l’autore parla del fatto che una domenica di Pasqua, giorno in cui i cattolici romani dovrebbero ricordare la risurrezione del Cristo, alcuni di loro dibattevano «sull’importanza o meno della riesumazione e sull’opportunità di esporre il corpo di Padre Pio per mostrarlo ai devoti». L’autore in quella occasione si trovò a domandarsi come mai quei cattolici si dimenticassero di Cristo e si ricordassero di Padre Pio. Da questi interrogativi e da alcune ricerche dell’autore, studioso di storia e di sociologia, è nato questo testo che cerca di porre degli interrogativi di natura spirituale, al fine di essere un «nuovo ed efficace mezzo per poter consentire delle riflessioni su degli aspetti più squisitamente spirituali che interessano milioni di fedeli a cui andrebbero evidenziati concetti che sono l’essenza stessa del Cristianesimo» (dall’Introduzione, pagina 11). Non è un testo che ha fini di sterili polemica o di creare dibattiti fra varie confessioni. L’autore cerca di «fare esplicito e diretto riferimento alla Sacra Bibbia e di evidenziare degli aspetti che riguardano il cattolico quanto l’evangelico, l’ortodosso quanto il pentecostale, e di dimostrare le enormi e pericolose deviazioni spirituali che caratterizzano il culto di Padre Pio» (pagina 12).
A questi fini, il libro è composto di 5 capitoletti. Il primo si intitola «La salvezza dell’anima: Cristo unico intercessore», il secondo «Fede in Dio e in nessun altro», il terzo «Guarigioni e miracoli: le manifestazioni della misericordia di Dio», il quarto «Il culto di padre Pio: pericoli e tendenze» e l’ultimo capitolo «Riesumazione della salma: tra idolatria e strumentalizzazione mediatica». Segue un appendice che si intitola «La via per eccellenza», con chiari riferimenti al capitolo 13 della prima epistola di Paolo ai Corinti.
Cosa dire di questo libro? A livello di contenuti, nulla da eccepire. Il libro è fedele sia alla Bibbia sia ai fatti accaduti, in un passato più o meno recente, nell’ambito della devozione (popolare e non) a colui che, nel tempo, è diventato conosciutissimo e amato a livello nazionale. Forse il limite di questo libro sta nello stile, sin troppo discorsivo, talvolta, pur dicendo cose validissime, si tende a saltare di palla in frasca e per alcuni lettori potrebbe essere facile perdere il filo del discorso.
Detto questo, dato che il libro è breve e dato che parla di tematiche importantissime, vale la pena acquistarlo oppure farselo prestare da qualcuno che l’ha già acquistato.

Andrea Diprose

la mia storia

ottobre 7, 2009

Non solo Salvatore ma anche Signore…

Mi chiamo Andrew e, al momento , ho quarant’anni. Sono nato in una famiglia di missionari evangelici, ma questo non mi ha garantito nulla davanti a Dio. Infatti anche io ero e sono un peccatore. All’età di otto anni circa visitai una chiesa evangelica in Roma, assieme ai miei genitori. C’era una giovane donna che parlava ai bambini presenti e ci spiegò che non si può evitare il giudizio di Dio tramite le nostre buone opere ma soltanto tramite l’opera di Gesù che è morto sulla croce per noi. Ascoltando ciò accettai il dono della salvezza per mezzo di Gesù, sapendo che Egli era morto sulla croce per tutte le persone e… quindi anche per me.

Crescendo però ne combinai di tutti i colori. Non avevo ancora capito che, pur essendo la salvezza per grazia di Dio mediante la fede in Cristo, il nostro divin Maestro richiedeva anche l’ubbidienza. Infatti, nell’Evangelo di Matteo al capitolo 7 leggiamo non chiunque dirà “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei cieli, ma chi fa la volontà di Dio. Non basta dire “IO CREDO”, bisogna anche seguire le orme di Cristo, ubbidendo ai Suoi comandamenti. Gesù infatti ha detto: “Chi mi ama osserva i miei comandamenti”.

Così ci volle l’insegnamento di un’altra donna (ora mia sorella in Cristo) di nome Elda, per farmi capire che Gesù oltre ad essere Salvatore deve essere anche “il Signore” della nostra vita. Finalmente avendo capito questo, verso i quindici anni, cominciai a vivere veramente per Cristo ed a sedici anni iniziai a testimoniare della mia fede a scuola e per le strade del mio paese.

Oggi risiedo a Roma dove insieme a mia moglie svolgiamo un lavoro cristiano e proprio attraverso di esso (e grazie all’aiuto divino) cerchiamo di essere di buona testimonianza nel parlare e nell’agire sia verso gli italiani sia verso gli stranieri in Italia. Abbiamo potuto raggiungere centinaia di Italiani e di stranieri (in particolar modo gente del Bangladesh) parlando della nostra fede e attraverso la distribuzione di opuscoli che invitano ad accettare la salvezza ottenibile solo grazie all’opera compiuta da Gesù, il Messia.

Caro amico lettore, se oggi ancora non hai fatto la meravigliosa esperienza della “salvezza”, ti invito a farla; riconosci il tuo stato di peccatore e accetta Gesù che è morto sulla croce per salvarti. Chiedi a Dio di perdonare i tuoi peccati in virtù del sacrificio di Cristo e chiediGLi di diventare il Maestro e consigliere della tua vita, seguendoLo giorno dopo giorno.

Andrew D

FONDAMENTI DELLA FEDE EVANGELICA

settembre 22, 2009

Lo sto ancora leggendo ma vorrei già consigliare a tutti i cristiani, evangelici e non, di leggere Fondamenti della Fede Evangelica di Gianni Rigamonti.
E’ un libro importante perché scritto da un italiano che conosce in maniera adeguata sia la Bibbia, sia il contesto socio culturale italiano, sia la storia della Riforma Protestante sia la Storia del Dogma Cristiano.
Mettendo insieme tutte queste competenze, e con riferimenti accurati a fonti sia bibliche sia cattolico romane sia protestanti, egli scrive sui Fondamenti della Fede Evangelica ed in sole 120 pagine sviscera adeguatamente i 5 Solismi della Riforma, spiegando e chiarendo le loro basi sia bibliche sia storiche.
Il libro è lungo circa 120 pagine. Non l’ho ancora terminato ma avendone letto gran parte, via auguro sia un buon acquisto di esso sia una buona lettura riflessiva.

A.D.

Segue link per l’eventuale acquisto:

http://www.bible.it/catalog/product_info.php?products_id=4120&osCsid=pko18bcnb2spqr4it0mfpakfo7

Cultura, Bibbia, macroevoluzione, storia e geografia – Nuovo libro del professor De Angelis

agosto 12, 2009

Fernando De Angelis, Cultura e Bibbia. Evoluzione, storia, economia e geografia in un’ottica nuova, Milano, Gribaudi 2009, 311 pagine.

Finalmente un libro davvero innovativo scritto da un evangelico italiano! Il titolo di questo libro è tutto un programma. Esso infatti cerca di porre in correlazione lo stesso concetto di cultura con il libro sacro considerato autorevole dai cristiani. Per certi versi è anche un libro post moderno nel senso che è nella sua stessa natura eclettico, in quanto eterogeneo e in quanto composto da varie parti le quali, in apparenza, ma non in sostanza, non sembrano direttamente correlate fra loro. Può essere definito post moderno anche perché mette in discussione quegli elementi, derivanti dall’Illuminismo, che plasmano la visione del mondo di gran parte degli italiani e dei francesi.

L’autore è un laureato in agraria, proveniente dalla provincia di Arezzo, per molti anni è stato professore di scienze naturali e geografia economica in una scuola media della sua zona.

Prima di farne in qualche modo una valutazione sommaria, andiamo a considerare, a grandi linee, di quali parti esso è composto. La prima parte del libro si intitola «L’INSOSTENIBILITÀ SCIENTIFICA DELL’ORIGINE CASUALE DELLA VITA». Composta da cinque capitoli, questa parte del libro presenta seri ostacoli alla sostenibilità delle teorie della selezione naturale, della macro evoluzione e dell’abiogenesi, mostrando fra l’altro che l’abiogenesi, base importante della teoria della macro evoluzione, può essere considerata «più metafisica che scienza» (pagine 101-102) e che gli esperimenti e le statistiche spesso utilizzate per appoggiare il concetto di macro evoluzione al limite possano appoggiare soltanto la micro evoluzione ovvero dei cambiamenti evolutivi all’interno di una stessa specie.

La seconda parte del libro è molto breve, composta di un solo capitolo, ma può essere considerata molto utile per persone come me un pochino ignoranti di alcuni termini usati spesso fra coloro che nel mondo scientifico dibattono su questioni inerenti a le origini della vita su questo pianeta. Il capitolo in questione si intitola «DIZIONARIO MINIMO EVOLUZIONISMO/CREAZIONISMO». In appendice a tale dizionario l’autore fornisce una serie di libri utili per approfondire le problematiche definite all’interno di tale dizionario, questioni affrontate in maniera sommaria nella prima parte del libro.

Senza voler sminuire né minimizzare l’utilità e l’importanza delle prime due parti del libro (ho molto apprezzato il dizionario di cui sopra) possiamo dire che con la parte terza ha inizio la parte innovativa del libro, una parte che riguarda la nostra stessa visione del mondo. Essa si intitola «STORIA EVOLUZIONISTA E STORIA CREAZIONISTA». In questo capitolo egli mina le basi di quella storiografia che parte da uno schema storico evoluzionista la quale finisce per esaltare la rivoluzione francese, dimostrando quanto siano stati importanti, e nella nostra Europa centro meridionale (in primis in Italia e in Francia) sottovalutati, quegli elementi positivi e stabilizzanti che derivano sia dal calvinismo sia dal puritanesimo, sottolineando anche il fatto che quest’ultimo abbia avuto maggiore libertà di espressione e di concretizzazione pratica più in Nord America che in Europa. Allo schema storico evoluzionista “classico” il nostro autore contrappone una sua proposta, in una decina di pagine, di «schema storico alternativo» (pagine 186-198). All’interno di questo schema, fra l’altro, egli ci ricorda quanto sia difficile e scorretto ignorare l’islam e come si dovrebbero invece ricordare gli apporti innovativi e utili fornitici dal mondo islamico fra il settimo ed il diciottesimo secolo (a tal proposito si leggano le pagine 195 a 196).

Segue la parte quarta del nostro libro, intitolata «ECONOMIA E RELIGIONI» la quale evidenzia un fattore spesso dimenticato da molti economisti “laici” e cioè quanta correlazione ci possa essere fra questioni economiche e sottofondi religiosi. In questa parte si propone che invece di suddividere i popoli in continenti forse sarebbe utile raggrupparli in «base al loro sottofondo religioso-culturale» (pagina 200).

L’ultima parte del libro, non meno delle precedenti, forse anche più, non potrà mancare di suscitare reazioni anche forti da parte dei lettori del libro stesso. Essa è composta di un solo capitolo e si intitola «CENNI DI GEOGRAFIA CRISTIANA». Questa quarantina di pagine potrà farci riflettere sulla correlazione fra principi biblici e prosperità reale ma se notiamo qualche lacuna all’interno di essa ricordiamoci che si tratta soltanto di “cenni” di un abbozzo di un discorso che andrebbe e potrebbe essere ulteriormente approfondito.

Come valutare questo libro? A parere di questo recensore esso potrebbe essere utile, assieme alla Bibbia stessa, come una specie di catechesi per aiutare a plasmare in positivo l’Italiano medio, al fine di mettere in discussione molti elementi culturali e non dati per scontato i quali, invece, alla luce sia dei fatti, storici e scientifici, andrebbero messi perlomeno in discussione, al fine di creare una nuova sintesi che sia più conforme al Libro dei Libri e più consone alla realtà stessa, che va distinta da nostri preconcetti culturali spacciati per fatti. Di certo forse saranno in pochi, anche fra i protestanti (un calderone che include una vasta varietà di non aderenti alla religione maggioritaria di questa nazione) e fra i cosiddetti laici, ad avere il coraggio di prendere sul serio i ragionamenti e le argomentazioni dell’autore ma lascio ai nostri lettori la sfida di sia acquistare sia leggere con apertura mentale queste trecento paginette che ci presentano una visione del mondo alternativa.

Andrew Diprose

(Docente di Antropologia Culturale per l’Istituto Biblico Evangelico Italiano di Roma)

LA BIBBIA – PIU’ CERTEZZE CHE PER QUALSIASI ALTRO LIBRO ANTICO

luglio 31, 2009

“Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi, come ce li hanno tramandati quelli che da principio ne furono testimoni oculari e che divennero ministri della Parola, è parso bene anche a me, dopo essermi accuratamente informato di ogni cosa dall’origine, di scrivertene per ordine, illustre Teofilo, perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate.”
Luca 1:1-4

La Bibbia

La Verità di questo Libro

Luca era medico ed ha voluto fare delle ricerche in modo più empirico degli altri scrittori, con l’evangelo ha anche scritto il libro degli Atti.
Noterete che Luca è alla ricerca della precisione, «testimoni oculari», ed anche di organizzazione «di scrivertene per ordine». Vuole la verità «perché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate»!
Sono anni che credete alla Bibbia, siete sicuri che sia vera? Oppure ci credete solo perché ve l’hanno detto i genitori o il pastore?
Ci possiamo fidare di questo Libro? Ci possiamo basare per la nostra vita su questo Libro? Oppure si tratta solo di una raccolta di favole con una morale come quelle di La Fontaine?
Supponiamo di aver a che fare con una persona che non crede che la Bibbia è la Parola di DIo. Metteremo in evidenza che questo Libro è vero. Evidenze che vanno oltre ciò che viene solitamente richiesto in una richiesta scientifica.
Quando entrate qui, non vi è chiesto di spegnere il cervello. La Bibbia dice che devi amare il Signore il tuo Dio con TUTTI I TUOI PENSIERI …

Il paragone letterario
C’è un ramo della scienza della letteratura chiamato «critica letteraria». Tramite essa i saggi fanno una critica di un documento antico per determinarne l’affidabilità.
Gli storici fanno diversi test per determinare l’autenticità di un testo.
1° test : quante copie esistono del manoscritto e sono simili le une alle altre? Più ci sono manoscritti simili, più si è certi che sono conformi alla COPIA ORIGINALE.
Alle superiori o al Liceo, avrete letto senza dubbio l’Iliade di Omero o l’Odissea. Avete studiato Platone? Ci sono 7 copie del manoscritto delle Tetralogie di Platone. Ci sono 10 manoscritti della Guerra di Gallia di Cesare. Ci sono 643 manoscritti dell’Iliade di Omero. Forse pensate che siano molti. E il Nuovo Testamento? Ci sono circa 24.000 porzioni di manoscritti che datano del primo secolo dell’era cristiana.
E il Vecchio Testamento? Nel 1948, Sir. Frederick Kenyon, fece stampare il suo libro «la Nostra Bibbia e gli antichi manoscritti». In questo libro il grande saggio scrisse che dubitava che si potessero mai trovare delle copie dei manoscritti dei testi in Ebraico dell’Antico Testamento più antichi dei testi Masoretici. Questi ultimi furono scritti fra l’anno 500 e 950, da un gruppo di scribi Ebrei chiamati Masoreti.
All’epoca in cui Kehyon scrisse il suo libro, nel 1947, il testo Ebraico dei Masoreti, era il più antico dell’Antico Testamento. Ma, quasi contemporaneamente alla pubblicazione del suo libro, a migliaia di chilometri, un ragazzo Arabo camminava sulle rive del Mar Morto. Per divertirsi, lanciò per caso una pietra in una delle centinaia di caverne che esistono sulle rocce a picco sul mare. Con suo grande stupore udì qualcosa rompersi. Quando entrò nella caverna, scoprì un anfora contenente vecchi manoscritti. Furono i primi di tutta una serie conosciuta come «manoscritti del Mar Morto .
Presto gli archeologi frugarono le grotte di tutta la regione. Scoprirono frammenti di ogni libro dell’Antico Testamento e diverse copia complete.
Le ricerche stabilirono che erano stati prodotti a Qumran, luogo ebraico, che esisteva fra il 125 a.C. ed il 68 d.C. Questi scritti risalgono a circa cento anni prima di Cristo. Cioè circa 1.000 anni prima dei testi Masoretici.
Se, col tempo, fossero state inserite delle varianti nei testi dell’Antico Testamento, sarebbero venute fuori in fretta comparando i due manoscritti. Sapete una cosa? Le uniche varianti in 1.000 anni rientrano in «minimi errori di ortografia»!
Se consideriamo di non riuscire a fare due volte la nostra firma allo stesso modo … Beh! Gli scribi ebrei hanno trascritto fedelmente gli scritti di Mosè, Davide ed i profeti.
Se applichiamo le stesse regole della critica letteraria, ci sono almeno 100 volte maggiori certezze per la Bibbia che per qualsiasi altro libro antico.

Sentenza Sandri, rivolta degli ultrà sassi e petardi sugli agenti… Con commento

luglio 15, 2009

Sentenza Sandri, rivolta degli ultrà
sassi e petardi sugli agenti, due arresti
Nella notte lanci sulla stazione dell’Arma a Ponte Milvio
Il sindacato di polizia Cosip: «Il padre aizza la folla»

Momenti di tensione nel corso della notte a Roma, dopo la sentenza per l’uccisione di Gabriele Sandri che ha inflitto 6 anni di carcere all’agente di polizia Luigi Spaccarotella, per «omicidio colposo». Alcune decine di ultrà che si erano radunati a piazzale Ponte Milvio – dove già nei giorni precedenti la sentenza della corte d’assise d’Arezzo si erano tenute manifestazioni in ricordo del giovane tifoso laziale – hanno lanciato sassi e bottiglie contro un contingente della polizia che passava in quel momento. Lo stesso gruppo, poco dopo, ha lanciato alcuni petardi e altri sassi contro la stazione dei carabinieri di Ponte Milvio, non distante dal piazzale. Uno dei petardi ha danneggiato un’auto e una moto parcheggiate davanti alla caserma. La situazione è tornata tranquilla durante la notte, ma le forze dell’ordine sono in stato d’allerta per evitare o contenere altri possibili episodi di violenta protesta. Due ultrà sono stati quindi arrestati all’alba dai carabinieri con l’accusa di danneggiamento e resistenza: in casa dei due, 28 e 23 anni, sono state trovate bandiere delle SS e di Mussolini, nonché caschi, mazze e passamontagna.

RABBIA E POLEMICHE SUI GENITORI – Intanto è polemica tra sindacati di polizia e forze politiche di ogni schieramento sulla sentenza e sulle accuse lanciate dal Cosip – sindacato indipendente di polizia – al padre di Gabriele, Giorgio Sandri, «reo» a detta dei poliziotti, di «aver aizzato la folla». Dopo le lacrime di Daniela Sandri, la madre di Gabriele, in aula, alla lettura della sentenza, nella notte Giorgio Sandri aveva partecipato a una diretta della trasmissione radiofonica «Talk Radio – Voci nella notte», in onda su TeleRadioStereo. Insieme a Michele Plastino, Sandri aveva commentato la sentenza di ieri che ha riconosciuto colpevole di omicidio colposo l’agente Spaccarotella.
«E’ una vergogna. Come per l’omicidio Aldovrandi a Ferrara non c’è giustizia», aveva commentato. Poi però si era raccomandato ai tifosi infuriati, cercando di trattenerli: «Adesso però è il momento di stare calmi, non dobbiamo offrire il fianco passando dalla parte del torto. Dico a tutti i ragazzi di stare calmi».

* Continua a leggere all’indirizzo http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/09_luglio_15/sandri_scontri_notte-1601569767838.shtml

* Due brevi commenti:
a) Qui, molti, non il tribunale, ma altri, cercano ancora di far passare per criminale un pubblico ufficiale che ha esagerato nello svolgimento della sua funzione di tentare di bloccare delle persone, degli ultras, che stavano per commettere degli atti criminosi, il quale, pubblico ufficiale, purtroppo, non per volontà sua, ha accidentalmente ucciso un altro essere umano. Come mai nessuno parla mai delle armi improprie contenute nell’auto su cui si trovava Sandri, auto che l’agente in questione tentava di fermare?
b) In secondo luogo, assodato che non si tratta di omicidio volontario ma di un uso esagerato e scorretto della forza per tentare di fermare delle persone assai problematiche, come mai non si accetta la sentenza per “omicidio colposo” (6 anni, non 6 mesi!)?! Alcuni a questo punto invocano la Bibbia. Ebbene, vi ricordo che nell’Antico Testamento, la pena capitale era prevista solo per gli omicidi volontari. Oggi come oggi si vorrebbe dare l’ergastolo ad un pubblico ufficiale che ha sbagliato nell’uso della forza ma che non aveva intenzioni omicide e, d’altro canto, spesso si desidera mantenere in vita, e concedere presto la libertà a persone che hanno commesso omicidi volontari e premeditati. Ma dove siamo arrivati? L’insegnamento biblico include il bisogno di giustizia e di pene commisurate alla gravità sia della premeditazione, sia delle intenzioni sia delle proprie colpe legate ai fatti commessi.
* Gli omicidi colposi, ai tempi dell’Antico Testamento, prevedevano una specie di “arresto domiciliare” nelle “città di rifugio” per coloro che avevano commesso omicidio colposo, non l’ergastolo o la pena capitale (vedere Numeri 35:22 a 28). Gli omcidi premeditati, la morte!

Oggi invece si nota un buonismo persistente nei confronti di criminali che alla fine non porta nessun bene, anzi è fonte di tensioni notevoli fra le varie categorie sociali.