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LAUSANNE 3- CHE ROBA E’?

dicembre 9, 2010

Un partecipante al Congresso evangelistico, che si è svolto ad ottobre a Città del Capo in Sud Africa, ci racconta la storia dei congressi che portano il nome della ben nota città svizzera illustrandoci sia gli obiettivi che si intendono realizzare nel più ampio mondo evangelico mondiale sia quanto è stato fino ad ora concretamente realizzato, anche in quest’ultimo appuntamento.

Introduzione

Nel 1974, Roy Coad, storico delle Assemblee inglesi, nello scrivere la prefazione alla seconda edizione del suo libro, “A History of the Brethren Movement” (Paternoster Press, 1976) riteneva che c’erano i segni per affermare che l’evangelismo internazionale e interconfessionale avrebbe in futuro attinto sempre più, da un punto di vista ecclesiologico, alle correnti di pensiero come quella che lui descriveva nel suo libro, vale a dire le Assemblee dei Fratelli.

Nel dire questo Coad si riferiva esplicitamente alle notizie e agli echi che giungevano dal “grande” Congresso Internazionale sull’Evangelizzazione del mondo, tenutosi a Losanna nello stesso anno in cui Coad faceva questo commento (il 1974). Se Coad avesse o meno ragione (il rapporto tra il mondo dei Fratelli e questa esperienza è stato analizzato da altri con risultati differenziati a seconda della posizione che i vari analisti avevano nei confronti delle Assemblee), il suo commento da un lato ci ricorda l’importanza che l’evento ebbe all’epoca in tutti gli ambienti, compreso il nostro e, dall’altro lato, sempre il suo commento ci permette di introdurre la comunicazione che segue.

Dal 15 al 26 ottobre si è svolto a Città del Capo, in Sudafrica, il Terzo Congresso della serie Losanna (Losanna III). Ho avuto il privilegio, insieme ad altri dieci fratelli e sorelle (la maggior parte più giovani di me), di partecipare come delegato italiano a questo evento. Inoltre, da quando è iniziata la procedura di invito e accreditamento (a Città del Capo si sono radunati 4000 delegati provenienti da tutto il mondo e quasi la metà di quel numero di operatori di vario genere), ho il privilegio di far parte anche, insieme a fratelli conosciuti fra le nostre Assemblee come Rinaldo Diprose (Roma Borgata Finocchio) e Daniele Salini (Piacenza vicolo Molineria S. Nicolò), del Comitato nazionale della Delegazione che si pone anche l’obiettivo di far conoscere in modo chiaro in Italia, e meglio che nel passato, il Movimento di Losanna.

Losanna … andiamo con ordine

Nel 1974, sotto l’impulso di Billy Graham e di John Stott si radunarono a Losanna in Svizzera 2700 evangelici provenienti da tutto il mondo, tranne che dal blocco sovietico e dalla Cina, per capire il modo in cui rispondere meglio al mandato missionario ed evangelistico che Gesù Cristo ha rivolto ai suoi discepoli di tutti i tempi e di tutti i luoghi.

L’evento fu presentato dalla stampa occidentale come il più grande raduno di cristiani della storia (si badi che i Congressi e le iniziative che portano il nome di Losanna non sono espressione di una denominazione né di una tradizione teologica!). Il risultato di quel primo congresso, a cui segui, come Congresso generale, quello di Manila nel 1989, può essere indicato in tre punti (naturalmente ce ne sarebbero molti altri).

1. Il Patto di Losanna

I delegati a Losanna parteciparono attivamente, grazie allo stimolo di un gruppo di lavoro guidato da John Stott, alla stesura di una dichiarazione di intenti nel quale tutti si impegnavano (da qui l’idea di chiamarlo patto) ad adempiere il mandato missionario nella sua globalità verso tutto il mondo.

La frase “Tutta la chiesa deve portare tutto il Vangelo a tutto il mondo” divenne il motto del Congresso e rappresenta la sintesi del Patto. Da allora in poi, rifarsi al Patto di Losanna ha significato esprimere concretamente il desiderio di cooperare, in un clima segnato dalle regole della Parola di Dio, all’adempimento del mandato missionario. Per saperne di più sul Patto si può ora consultare in italiano il commento che lo stesso Stott fece a questo documento (“Tutta la chiesa deve portare tutto il vangelo a tutto il mondo”, Edizioni GBU, 2010)

Il Movimento di Losanna

Gli organizzatori del primo Congresso del 1974 ebbero la saggezza di proseguire questa esperienza senza cadere nella tentazione di creare un organismo mondiale sovraecclesiale (come il Consiglio Ecumenico delle Chiese).

Non è questa la sede per elencare il pullulare di iniziative poste in essere da comitati e gruppi di lavoro agilissimi ma tutti rigorosamente mondiali e interdenominazionali, a partire da quel Congresso e che sostanziano il Movimento di Losanna. Tuttavia può essere utile segnalare quello che ritengo essere il frutto migliore e maggiormente fruibile di tutto il Movimento: mi riferisco ai LOP (Lausanne Occasional Paper), vale a dire studi e ricerche finalizzati a comprendere particolari ambiti del mondo e, studiandoli alla luce della Parola, capire come possono essere approcciati con una proclamazione del Vangelo fedele ed efficace. Chi volesse rendersi conto, troverà nella pagina internet dedicata ai LOP (vi si accede dalla home page principale: http://www.lausanne.org) una messe di materiale (in inglese purtroppo) da analizzare per trarre validi spunti nella testimonianza.

3. Lo spirito di Losanna

Il terzo punto del Movimento di Losanna che deriva da quel primo congresso del 1974 e che si cerca di preservare ancora oggi è quello che fu subito definito lo “spirito” dell’evento. Per descriverlo è bene lasciare la parola a John Stott:

“Eravamo consapevoli di una profonda e straordinaria unità per il fatto che prendevamo sul serio Cristo e la sua Chiesa. Abbiamo lodato Dio per la sua grande salvezza, e ci siamo rallegrati per la comunione che egli ci ha dato con sé e gli uni con gli altri. È sempre difficile esprimere delle sensazioni con le parole. Eppure «lo spirito di Losanna» era tangibile ovunque. Abbiamo cercato di catturarlo nella scelta delle frasi. Una serie di relatori auspicarono che il congresso fosse segnato più dal pentimento che dal trionfalismo. La fiducia in sé stessi e l’autogratificazione non sono mai appropriate tra i figli di Dio. Lo spirito di Losanna è dunque uno spirito di umiltà e uno spirito di pentimento. Quando ci si rende conto dei fallimenti del passato e della presente azione di Dio, ciò ci porta a guardare al futuro con speranza. Questo è stato il contesto del nostro «patto» pubblico. La convinzione che il Vangelo sia la buona notizia di Dio per l’intero mondo, si esprime forse con il linguaggio della conquista o con il suono della presunzione? Se è così allora meritiamo le critiche, perché noi siamo ambasciatori di Gesù Cristo, e il regno che cerchiamo è il Regno di Dio (Mt 6:33). Il Signore risorto ci ha ordinato di proclamare il Vangelo a tutta l’umanità e di fare discepoli da ogni popolo (Mc 16:15; Mt 28:19)»

Losanna III

Il tema del Terzo Congresso di Losanna è stato: “Dio in Cristo, riconcilia il mondo a sé”.

Il Congresso era organizzato in questa maniera (riporto le scansioni maggiori e più importanti):

• Ogni giorno era dedicato a un tema: la verità (difendere la verità dell’unicità di Cristo, in un mondo pluralistico); la riconciliazione (realizzare la pace di Cristo in un mondo segnato dalle divisioni e dalle fratture); fedi mondiali (portare la testimonianza dell’amore di Cristo a persone appartenenti ad altre religioni); priorità (discernere la volontà di Dio per l’evangelizzazione nel nostro secolo); integrità (l’appello alla chiesa di Cristo a tornare all’umiltà, all’integrità e alla semplicità); collaborazione (comunione all’interno del corpo di Cristo in vista di un nuovo globale equilibrio tra tutte le sue componenti).

• Nella mattinata c’erano due sessioni plenarie: nella prima avevamo un’esposizione biblica tratta dalla lettera di Paolo agli Efesini (si sono alternati nell’esposizione: A. Fernando dello Sri Lanka, Ruth Padilla del Costa Rica, J. Piper degli Stati Uniti, Vaughan Roberts dell’Inghilterra, Callisto Odede del Kenia, Chris Wright, anch’egli inglese e R. Atallah, egiziano); nella seconda plenaria c’erano altri oratori che sviluppavano il tema della giornata.

• Il resto del programma quotidiano era occupato da sessioni dedicate esplicitamente ai temi (multiplexes sessions) e ad approfondimenti di una serie di altre tematiche che facevano da corollario (dialogue sessions).

In un tempo di mutamenti, il Vangelo non cambia!

Non c’è un’unica ragione che ha spinto le diverse “guide” del movimento evangelico mondiale a cimentarsi con l’organizzazione (imponente) di un Terzo Congresso mondiale della serie Losanna. Forse la più importante scaturisce dalla constatazione che la vita degli uomini sulla terra, a tutte le latitudini, ma in particolare in Occidente, è alle prese con il labile e sfuggevole fenomeno del mutamento, un fenomeno che si sviluppa a volte a velocità e con rapidità difficili da gestire.

Gli spostamenti fisici e la digitalizzazione dell’informazione rendono il nostro mondo un posto che per certi versi è piccolo in quanto tutti siamo in rete, tutti collegabili. Di fronte alla realtà del mutamento, di fronte ai cambiamenti sociali ed economici viene da chiedersi se anche il messaggio cristiano (tutto il Vangelo) non sia una realtà che possa essere sottoposta, più o meno coscientemente, al cambiamento. Losanna III aveva lo scopo di rispondere a questo terribile quesito e (mediante il Cape Town Commitment) ha risposto di no: il Vangelo non muta:

“Il Vangelo non è un concetto che ha bisogno di nuove idee, ma una storia che ha bisogno di essere raccontata in modi sempre nuovi. La storia che non è cambiata è quella di ciò che Dio ha fatto per salvare il mondo, supremamente negli eventi storici della vita, della morte, della risurrezione e del regno di Gesù Cristo. In Cristo c’è speranza” (Traduzione italiana provvisoria del Cape Town Commitment).

Poco prima nel Commitment si era parlato molto opportunamente della condizione degli uomini peccatori, anch’essa non mutata rispetto al quadro che presenta la Bibbia, e della prosecuzione della missione della chiesa, anche questa una realtà che non cambia, con il cambiare dei tempi.

Un cambiamento positivo

Un’altra ragione che stava alla base del Congresso era, al contrario della prima, la registrazione di un cambiamento questa volta positivo: il Cristianesimo evangelico non è più una prerogativa e un vanto dei paesi occidentali. Mentre in Occidente è in diminuzione, nel sud del mondo (in Africa, Asia e Sud America) è in forte espansione.

Tutte le chiese e denominazioni evangeliche sono in forte crescita negli scenari più poveri e terribili del nostro mondo. È significativo, quello che sta avvenendo nella “Comunione anglicana”: praticamente in banca rotta in Occidente a causa delle sciagurate scelte etiche (omosessualità su tutto) è al contrario in forte crescita nel sud del mondo: una crescita sana, segnata da una fedeltà al vangelo e dal netto rifiuto del lassismo e del relativismo occidentale.

Ecco perché è stata l’Africa a ospitare Losanna III. Si credano alle testimonianze di chi ha partecipato al Congresso: la sera, durante la sessione plenaria dedicata alle varie zone del mondo, i nostri cuori erano toccati e segnati dalla straordinaria forza dell’Evangelo in mezzo alla situazioni più difficili e impensabili come la guerra, la persecuzione da parte dei vari fondamentalismi, il degrado delle grandi metropoli asiatiche con la piaga della prostituzione minorile, e poi l’AIDS, i regimi totalitari… e la Cina. Già, la Cina è stata l’unica nazione al mondo a negare, ai duecento delegati gia pronti a partire, di raggiungere Città del Capo. Nell’immensa sala delle riunioni c’erano qua e là delle sedie vuote: erano i posti dei fratelli e delle sorelle cinesi.

Preoccupazioni “interne”

Altre ragioni per questo congresso erano: come bisogna condurre l’evangelizzazione allorquando si è alle prese con fenomeni sociali molto duri? È qui che negli ultimi anni si è sviluppato negli studi sulla missione l’idea che la Chiesa non ha semplicemente una missione da svolgere, tra le tante cose che fa, ma è segnata indelebilmente dalla missione.

L’essere missionaria da parte della Chiesa non è una sua qualità ma è il suo stesso modo di essere. Ragion per cui assume una grande importanza il vivere con coerenza il Vangelo che si proclama.

Uno dei momenti più toccanti del Congresso è stato allorquando alcuni dei relatori hanno evidenziato che i pericoli più grandi per la missione e la proclamazione del Vangelo non sono rappresentati dai nemici esterni del Vangelo, ma da veri e propri idoli che attanagliano il mondo evangelico internazionale.

Alcuni oratori sono stati molto chiari: c’è un calo pauroso degli standard etici nel mondo evangelico; c’è bisogno di una nuova riforma, se non si vuole sempre più assomigliare alla chiesa corrotta del tardo medioevo. L’arrivi-

smo, il successo, l’arroganza, i soldi, il prestigio, sono i peccati più evidenti nel mondo evangelico.

Un servizio mosso dall’amore

Al Congresso è stato proposto un documento dal titolo “L’impegno di Città del Capo”.

Si tratta di un documento che esorta gli evangelici a riaffermare la fedeltà al Vangelo e a tutto ciò che esso comporta. Ma questo impegno – è questa la ratio dell’esortazione – non deve essere vissuto all’insegna della paura né tanto meno può essere qualcosa che si può procrastinare nel tempo.

Ma che cosa può far sì che un impegno assuma l’urgenza di un compito non rimandabile, senza scadere nell’ansia del legalismo? È l’amore! Questa dichiarazione di intenti è infatti formulata nel linguaggio dell’amore.

L’amore è l’atmosfera che circonda la relazione che Dio ha istituito nella storia con gli uomini e in particolare con il suo popolo, una relazione che ha preso sempre la forma di un patto:

“I patti biblici, antico e nuovo, sono l’espressione della grazia e dell’amore redentrici che si versano sull’umanità perduta e sulla creazione deturpata. Essi esigono in risposta il nostro amore. Questo nostro amore si esprime nella fiducia, nell’ubbidienza e nell’impegno appassionato per il patto che abbiamo con il Signore”.

Questo patto dovrebbe spingerci a manifestare:

• “Il nostro amore per tutto il Vangelo, considerandolo come la gloriosa buona notizia in Cristo, per ogni dimensione della sua creazione, in quanto questa è stata devastata dal peccato e dal male.

• Il nostro amore per tutta la chiesa, considerata il popolo di Dio, redenta da Cristo e tratta da ogni nazione esistente sulla terra in tutte le epoche della storia, chiamata a condividere la missione di Dio in questa epoca e a glorificarlo per sempre nell’era a venire.

• Il nostro amore per tutto il mondo, così lontano da Dio ma così vicino al suo cuore, quel mondo che Dio ha così tanto amato che ha dato il suo unico Figlio per la sua salvezza”.

(Traduzione italiana provvisoria del Cape Town Commitment).

Naturalmente, come ogni cosa che noi uomini possiamo fare sulla terra, anche con il miglior intento di rendere al Signore tutta la gloria che gli è dovuta, anche questo straordinario evento non è stato perfetto. Anche in questo caso è certo ognuno dei partecipanti avrebbe voluto vedere enfatizzato un aspetto invece di un altro. I prossimi anni, se il Signore non torna prima, ci vedranno impegnati a sottolineare aspetti positivi e negativi di questo evento.

Ma una cosa è certa, come coglieva un giornalista italiano del Corriere della sera nell’unico articolo apparso in Italia sull’evento di Città del Capo: “Nella mega assise di Città del Capo, gli evangelici si sono rilanciati come potenza mondiale, come «chiesa globale di Gesù Cristo». È una chiesa in crescita per numeri e influenza…”

(M. Ventura, Corriere della Sera, sabato 30 ottobre 2010).

Per ulteriori informazioni: gdiga@tiscali.it

Giacomo Carlo Di Gaetano