UNA RISPOSTA ALL’AMICO ROBERTO CHE VORREBBE UN CRISTIANESIMO DI MASSA:
Il cristanesimo pre costantiniano non era una religione elitaria. Si trattava piuttosto di una fede che richiede una adesione ed un impegno personale nel seguire il nostro Maestro; questa non è una fede elitaria ma una fede impegnativa (vedi l’epistola di San Giacomo). Gesù veniva seguito dalle masse, si veda Giovanni 6, ma poi, ad un certo punto, parecchi lo abbandonarono perché “il suo parlare era duro”.
Certamente, l’unione fa la forza, anche Gesù stesso, nella sua preghiera sacerdotale, in Giovanni 17, prevede l’unità fattiva fra i suoi discepoli. Ma essere uniti fra i suoi discepoli, seppure quando si è in tanti, e quando dico tanti intendo dire milioni di persone a livello mondiale, non è la stessa cosa di una “religione di massa”.
Incidere sulla società contemporanea, anche a livello culturale, come accennato nello scritto del professor Hitchen, (uno scritto sulla CONTESTUALIZZAZIONE che parla dell’interazione fra CULTURA E BIBBIA), uno scritto letto da alcuni fra voi qualche tempo fa, è importante. Detto questo, però, non si possono, con la scusa di incidere sulla società, fare dei compromessi per quanto riguarda la realtà e le verità insegnate dal Sommo Maestro nei Vangeli. Egli non prevedeva che in una data nazione tutti sarebbero stati suoi discepoli ma soltanto alcuni. Quell’ALCUNI può anche essere una percentuale significativa, tipo il 20 percento della popolazione, ma resta il fatto che ci saranno sempre milioni di persone nel mondo anche occidentale che non volendo seguire il Cristo hanno già fatto la loro scelta e hanno già deciso il loro destino eterno (si vedano la fine dei capitoli 7 di Matteo e del terzo capitolo del Vangelo secondo Giovanni).
Non possiamo costringere altri a seguire il Cristo ed i suoi comandamenti (l’essenza dei suoi comandamenti sono riassunti in Matteo 22:36-40). Sarebbe comodo costringere altri a seguire il Cristo ma non è previsto né da Lui né dal fatto che viviamo in una democrazia occidentale.
Andrea Diprose
Il giorno 16 dicembre 2008 11.57, Roberto Cambi ha scritto:
Caro Andrea,
francamente e forse per deformazione non sono mai stato interessato alle reltà elitarie siano esse religiose, politiche o di pensiero
E’ evidente che ogni forma di pensiero o di religione nasce in una forma ristretta ma un’altra cosa è che abbia l’intenzione di rimanere tale.
Uno dei motivi per cui sono stato attratto dal cattolicesimo e dalla Chiesa cattolica è il fatto che sia una religione di massa in quanto ritengo che solo una religione di massa sia ingrado di incidere sulla realtà.
Le avanguardie sono importanti ma diventano utili solo se inserite all’interno di una realtà di massa.
Mi rendo conto che il tema che sto trattando sia ampio e difficilmente riassumibile in una e-mail.
Ciao,
Roberto
Il giorno 16 dicembre 2008 10.01, Andrew D. ha scritto:
In tutto il Nuovo Testamento si vede che già a quei tempi la chiesa primitiva, una chiesa di credenti, non una chiesa di massa, era formata sia da ricchi sia da poveri, sia da schiavi sia da liberi.
I più benestanti, si vede dagli Atti degli Apostoli e dalle epistole Paoline, erano chiamati ad aiutare i più poveri.
Quando il Cristianesimo diventa fenomeno di massa, subentra presto il nominalismo e la mancanza di adesione pratica ai principi del Cristo (si aderisce formalmente ad una religione invece di seguire il Maestro in qualità di discepoli).
Bene, ti ho risposto brevemente, mettendo a confronto le realtà del Cristianesimo ai tempi della stesura del Nuovo Testamento con il Cristianesimo di massa post-Costantinano.
SPIEGAZIONE:
Forse ti è difficile comprendere il tutto perché non hai potuto considerare la questione in un’ottica storica che faccia però riferimento al cristianesimo pre-Costantino, un cristianesimo radicale, anche se scomodo, in cui si decideva, come affermerebbe anche il Vangelo secondo Giovanni, di “credere” nel Messia e nella Sua opera per noi, e di seguirLo, senza trarne vantaggi economici e rischiando sempre la persecuzione.
Il Cristianesimo delle origini era senza potere temporale.
Negli ultimi capitoli del Vangelo secondo Giovanni trovi il collloquio di Gesù con Pilato e vedi che Gesù (vedi anche Luca capitolo 24 ed Atti 1) prevedeva un Regno non di questo mondo, ma piuttosto una sfera di dominio divino che si sarebbe spesso scontrata con il potere dei regnanti di questo mondo, un cristianesimo scomodo ma radicale.
Non un cristianesimo di massa.
Il giorno 15 dicembre 2008 18.52, Roberto Cambi ha scritto:
Caro Andrea,
mi devi scusare ma non ho capito un gran che da quello che mi hai scritto.
Forse dipenderà da me o forse dal fatto che sei stato costretto ad essere troppo sintetico per essere anche chiaro.
Comunque sia non ti rispondo semplicemente perchè non saprei cosa dirti.
Speriamo che tu abbia la possibiltà di ritornare sopra a queste problematiche e di essere più chiaro.
Ciao,
Roberto
Il giorno 15 dicembre 2008 15.59, Andrew D. ha scritto:
No, Il CRISTIANESIMO non è un’utopia. Semplicemente, non è una filosofia economica idealistica che appiattisce la società da un punto di vista economico. In tutto il Nuovo Testamento si vede che già a quei tempi la chiesa primitiva, una chiesa di credenti, non una chiesa di massa, era formata sia da ricchi sia da poveri, sia da schiavi sia da liberi.
I più benestanti, si vede dagli Atti degli Apostoli e dalle epistole Paoline, erano chiamati ad aiutare i più poveri.
Quando il Cristianesimo diventa fenomeno di massa, subentra presto il nominalismo e la mancanza di adesione pratica ai principi del Cristo (si aderisce formalmente ad una religione invece di seguire il Maestro in qualità di discepoli).
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